L’allarme terremoto in Garfagnana del 1985

Esattamente 40 anni fa in Italia fu data per la prima e unica volta un’allerta sismica per un possibile forte terremoto che avrebbe potuto verificarsi in Garfagnana, in Toscana settentrionale.

Il 23 gennaio 1985 alle 11 un terremoto di magnitudo 4.1 si verificò al confine tra Toscana ed Emilia. Di per sé uno dei tanti eventi che si registrano nell’area. Eppure, allora una certa preoccupazione cominciò a serpeggiare tra i membri della Commissione Grandi Rischi (CGR) della Protezione Civile. La memoria andò a quanto si verificò nel 1920 e alla scossa che precedette di un giorno il grande terremoto; una scossa avvenuta il giorno prima del terremoto distruttivo del 7 settembre 1920 suggerì a molte persone di dormire all’aperto e questo sicuramente evitò un numero molto più elevato di quello che produsse la scossa la mattina presto.

Poteva essere questa scossa di magnitudo 4.1 un’avvisaglia di una scossa più potente?

Per tutto il giorno ci furono telefonate e scambi di comunicazioni con telegrammi e telescriventi tra Roma e Pisa. A Roma c’era la Protezione Civile (rappresentata dal Ministro Giuseppe Zamberletti) e l’Istituto Nazionale di Geofisica (che sarebbe diventato INGV nel 2001), presieduto dal prof. Enzo Boschi, membro della CGR. A Pisa si riunirono i proff. Franco Barberi e Paolo Scandone (anch’essi membri della CGR e docenti dell’ateneo pisano) insieme all’arch. Maurizio Ferrini (responsabile del servizio sismico della Regione Toscana). Fu valutato che c’era la possibilità che quel terremoto potesse essere un precursore di una scossa più forte e si decise di comunicare al Governo questa evenienza.

La sera stessa, al termine del TG2 Mario Pastore (uno dei più popolari di quelli che oggi chiameremmo anchormen) lesse un comunicato del Governo:

“La Protezione civile, a seguito delle informazioni pervenute dalla sezione sismica della Commissione grandi rischi del Dipartimento e dall’Istituto nazionale di geofisica, ha disposto lo stato di allerta per alcuni comuni della provincia di Lucca e Modena ove esiste la possibilità che si verifichi una scossa tellurica pericolosa entro 48 ore“.

Nonostante l’ora tarda e la mancanza degli strumenti di rapida comunicazione esistenti oggi, le comunità locali si attivarono per dare supporto alla popolazione alla quale si chiedeva di uscire dalle proprie case. Le cronache raccontano che molti si allontanarono dall’area verso la Versilia (non prima di aver fatto il pieno di benzina, per cui i distributori esaurirono presto le scorte), l’Esercito giunto da Pisa e da Livorno sotto una pioggia insistente montò tende da campo con posti letto e cucine, furono fatti arrivare convogli ferroviari per offrire un alloggio riscaldato. Passate le 48 ore, tutto tornò alla normalità, le persone rientrarono nelle loro case, senza molte polemiche. Ci fu l’accusa di procurato allarme per il ministro Zamberletti, che però venne poi scagionato.

Qualche mese dopo venne persino una delegazione di scienziati dal Giappone per studiare l’organizzazione dell’allerta e la reazione della popolazione.

 

Si ringrazia l’arch. Ferrini per aver condiviso alcuni dettagli inediti di quella giornata.

Immagine tratta da https://paolomarzi.blogspot.com/

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