La faglia di Sagaing dalle analisi preliminari dei dati satellitari  

Il terremoto di magnitudo Mw 7.7 del 28 marzo 2025 avvenuto in Myanmar ha mostrato i suoi effetti a distanze ben superiori a quanto atteso, provocando danni fino a circa 1000 km dall’epicentro. Per spiegare tale anomalia, come riportato nell’articolo pubblicato il 1 aprile  sismologi e geologi hanno ipotizzato che la porzione della faglia di Sagaing che ha generato il sisma potesse essere ben più estesa rispetto ai 250-270 km stimati inizialmente. A confermare tale ipotesi sono le misure dei movimenti lungo la faglia di Sagaing ottenute da dati satellitari, sia SAR (Synthetic Aperture Radar) che ottici, delle missioni europee Sentinel-1 (SAR) e Sentinel-2 (che dispone di un sensore multispettrale, con bande nel VIS-visibile, IR-infrarosso e TH-termico). L’immagine che si ottiene (Fig. 1) è la combinazione di risultati di Sentinel-2, che ha ripreso le parti centrale e settentrionale della frattura, e Sentinel-1, che ha ripreso la parte meridionale. In entrambi i casi, il movimento della superficie è calcolato confrontando coppie di immagini prima e dopo il terremoto. A partire da queste coppie di immagini è stata applicata la tecnica di elaborazione denominata offset tracking per misurare lo spostamento orizzontale del suolo a partire dalla co-registrazione accurata (l’errore è pari a circa 1/10 di pixel) di due immagini satellitari. I sensori sui due satelliti sono diversi, ma i risultati corrispondono perfettamente dove le immagini si sovrappongono. La risoluzione dell’immagine Sentinel-2 è più alta (10 m) di quella dell’immagine Sentinel-1 (20 m nella modalità utilizzata, Interferometric Wide Swath). Considerate le differenti risoluzioni delle immagini , la misura degli spostamenti lungo la faglia di Sagaing è affetta da incertezze variabili lungo la faglia

Figura 1 Spostamenti superficiali lungo la faglia di Sagaing prodotti dal terremoto del Myanmar di magnitudo 7.7 del 28 marzo 2025. I colori dal rosso al blu mostrano gli spostamenti stimati dalla correlazione dei pixel applicata ai dati satellitari (Sentinel-1 e Sentinel-2), dove i punti blu si sono spostati verso nord e i punti rossi verso sud. La posizione approssimativa della faglia è indicata con una linea tratteggiata. Figura di Kyle Bradley. Data credit: NASA/JPL/Caltech/ARIA/Copernicus Product. POC: R Zinke/G Bato/C Speed/E Fielding.

I risultati mostrano che la faglia si estende per circa 500 km – la sua estensione è di circa 4.5 gradi di latitudine – e il movimento lungo la faglia, in alcuni punti, raggiunge i 4 metri sia in direzione nord che verso sud. I profili dello spostamento attraverso la faglia di Sagaing da nord verso sud sono mostrati a destra della Fig. 1: la brusca variazione da spostamento positivo a negativo mostra l’offset della faglia lungo ogni profilo indicato in mappa. 

Figura 2 Proiezione superficiale della distribuzione dello scorrimento sovrapposta alla batimetria GEBCO. Le linee bianche spesse indicano i bordi principali delle placche [Bird, 2003]. I cerchi grigi, se presenti, sono le localizzazioni degli aftershocks, dimensionate in base alla magnitudo. Fonte: USGS.
Figura 3 Sezione trasversale della distribuzione dello scorrimento (slip) lungo il piano di faglia. La direzione di scorrimento (strike) è indicata sopra ogni piano di faglia e la posizione dell’ipocentro è indicata da una stella. L’ampiezza dello slip è mostrata a colori e la direzione del movimento dell’hanging wall rispetto al footwall (rake angle, angolo di inclinazione) è indicata con le frecce. I contorni mostrano il tempo di inizio della rottura in secondi. Fonte: USGS.

Ieri pomeriggio, 2 aprile, il modello di sorgente è stato aggiornato dall’USGS grazie ad ulteriori dati satellitari disponibili (le osservazioni di Sentinel-2 sono dati Copernicus Sentinel elaborati dall’Agenzia spaziale europea) e i risultati preliminari suggeriscono una rottura ancora più lunga – che raggiunge i 460 km – quasi verticale (dip -inclinazione- pari a 82°) composta 4 quattro segmenti differenti che si sono rotti in rapida successione da nord verso sud con una elevata velocità, tanto da essere definita supershear. Le figure successive mostrano la mappa con la traccia della faglia (Fig. 2) e il modello di scorrimento lungo il piano di faglia (Fig. 3), elaborati dall’USGS, ottenuti grazie alle immagini ottiche di Sentinel-2. 

Nei prossimi giorni si capiranno meglio i dettagli di questa rottura, e quanto scorrimento (slip) è arrivato in superficie nei diversi segmenti della faglia, il che potrebbe farci comprendere meglio il processo di rottura complessivo.

A cura di Salvatore Stramondo e Concetta Nostro con il contributo di Alessandro Amato, INGV.

Riferimenti

Bradley, K., Hubbard, J., 2025. Surface ruptures of the Myanmar M7.7 earthquake mapped from space. Earthquake Insights, https://doi.org/10.62481/51b7df8c


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